Il giorno in cui decisi di dedicarmi alla pesca dei temoli con la secca si rivelò essere una delle giornate più complesse della mia esistenza. Conservo nitidamente il ricordo di aver sviluppato nel tempo una certa destrezza nel lancio, riuscendo a catturare diverse trote. Con eccessiva sicurezza, ero giunto alla conclusione che non avrei incontrato particolari ostacoli nel confrontarmi con i temoli, sia dal punto di vista tecnico che nella scelta degli artificiali. Un convincimento che si è dimostrato totalmente errato. Il mio caro amico Sergio mi contattò telefonicamente per informarmi che si era recato lungo le rive del fiume Isarco e aveva avuto modo di osservare una notevole quantità di temoli in attività.
Ricordo chiaramente che la giornata in cui ricevetti la sua chiamata era caratterizzata da un clima uggioso, con una leggera pioggerella che creava l'atmosfera ideale per la pesca al temolo. Sergio, esperto pescatore, si preoccupò innanzitutto di individuare con precisione l'orario in cui i temoli erano più attivi. Mi consigliò di raggiungere il luogo della pesca entro le 12.30, poiché sapeva che i temoli sarebbero stati attivi solamente fino alle 13:10-15.
Non potendo liberarmi dagli impegni lavorativi prima dell'orario prestabilito, giunsi sul posto con circa trenta minuti di ritardo. Frettolosamente montai la canna mentre procedevo rapidamente lungo il corso del fiume. Una volta raggiunto il punto concordato, rimasi sbalordito nel constatare che il fiume appariva privo di vita: nessuna traccia dei pesci in superficie né in profondità. Consultando l'orologio, verificai con stupore che erano già passate le 13:15 e non riuscivo a credere che i temoli avessero cessato di bollare.
Pur trovandomi nella zona di pesca corretta - la rinomata briglia situata sotto la ciclabile ,seguita da una piana e da un tratto d'acqua veloce - non riuscii a scorgere alcun segno di attività nel fiume. Provai a cambiare approccio utilizzando ninfe e mosche sommerse, ma senza ottenere successo; sembrava quasi come tentare di pescare in una vasca da bagno. Due giorni dopo mi sono ritrovato sul fiume esattamente alle 12.45, quando improvvisamente, lungo la corrente a valle della briglia, ho notato una ventina di temoli che bollavano. Dopo aver eseguito due falsi lanci, la mia effimera grigio-verde è atterrata con precisione sul filo della corrente. In quel momento ho pensato di aver raggiunto il mio obiettivo. La mia mosca ha iniziato a scendere con eleganza seguendo il flusso della corrente, quasi danzando tra le invisibili correnti di superficie.
I temoli, impegnati in un'attività frenetica di alimentazione, evitarono il mio artificiale, preferendo con una precisione mai vista, bollare sull'insetto vero che scendeva accanto alla mia imitazione. In tale circostanza, ho condotto un test su tutte le mie esche con ami dal 14 al 20 (dalle secche, alle emergenti, alle Valsesiane) disponibili nella scatola, senza riscontrare alcuna attività sui miei artificiali. In seguito, ho avvertito all'improvviso l'assenza di qualsiasi movimento e attività dei temoli. Mi sono interrogato sulla causa di tale improvvisa situazione e non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente. Svolgevo la mia attività di pesca assumendo una posizione defilata rispetto alle bollate, pertanto non avevo disturbato l'azione di pesca, avevo eseguito delicate pose, eppure l'attività di alimentazione dei temoli in superficie si era improvvisamente interrotta. Consultando il mio orologio, ho notato che erano circa le 13:25 circa del pomeriggio. È stato sorprendente osservare come tutti quei temoli abbiano simultaneamente smesso di essere attivi per dirigersi chissà dove.
Confuso e perplesso, ho preso la decisione di fare ritorno a casa. Durante il tragitto verso l'auto, mi sono imbattuto in un distinto pescatore anziano impegnato anche lui nel smontare la canna. Con gentilezza, si è rivolto a me chiedendomi se avessi notato l'attività dei temoli e quante catture avessi effettuato. In quel momento, sarei stato sinceramente propenso ad ammettere di aver preso una considerevole quantità di temoli, ma ho deciso invece di optare per un'altra scelta. Durante il nostro confronto, ho avuto l'opportunità di esporre le circostanze del mio insuccesso e il signore, con notevole saggezza, mi ha gentilmente suggerito: "Hai mai considerato l'utilizzo di un minuscolo moscerino montato su un amo del 22 realizzato con piume provenienti dal collo di un gallo nero corvino? Ritengo che in quella situazione il vecchio pescatore avesse intuito dal mio sguardo quel senso di smarrimento per non essere riuscito ad salpare nemmeno un temolo dopo tutte quelle bollate. Mi ha offerto preziosi consigli sulla tecnica di pesca , sottolineando che prima di afferrare durante la bollata, occorre recitare mentalmente '1001' e solo dopo procedere con una vigorosa ferrata. Posso garantirti che non perderai alcun temolo e non correrei il rischio di anticipare il movimento della ferrata." Lo ringraziai e ripresi il mio cammino verso la macchina.
Tre giorni più tardi sono nuovamente ritornato nello stesso luogo con quel piccolo moscerino montato sull'amo del 22 e seguendo i saggi consigli del veterano pescatore anziano, sono riuscito a catturare numerosi temoli, perdendone davvero pochi. Desidero comunicarvi l'estrema importanza che riveste il momento in cui avviene la bollata. In tale circostanza, la nostra scelta dell'esca artificiale assume un ruolo fondamentale; l'analisi degli insetti presenti che emergono nell'area interessata può risultare di grande aiuto nel fornire al pescatore indicazioni più precise, come ad esempio le dimensioni e il colore dell'insetto, agevolando così la selezione successiva dell'esca artificiale più idonea da utilizzare. Un altro suggerimento non sempre ovvio è quello di insidiare l'ultimo temolo di una fila, nel caso in cui si trovino ad alimentarsi in fila indiana, così da non disturbare gli altri pesci Dalla mia personale esperienza posso affermare che il colore dell'esca non è determinante, bensì la dimensione dell'amo riveste un ruolo fondamentale. Il temolo ha l'abitudine di risalire i corsi d'acqua e preferisce alimentarsi in superficie lungo le correnti e lungo i margini delle stesse.
È imprescindibile conoscere il fiume frequentato dai temoli e avere consapevolezza dei loro periodi di attività per evitare di trascorrere ore sulle rive senza ottenere risultati soddisfacenti. Le migliori opportunità si presentano nelle fasce orarie più calde sia durante la primavera che verso la fine dell'autunno.
Questa storia non è solo un resoconto di una giornata di pesca, ma si trasforma in una lezione preziosa sulla pazienza, sull'osservazione e sulla costante volontà di apprendere. La mia esperienza sottolinea l'importanza di non sottovalutare mai il nostro avversario, in questo caso i temoli, che con la loro elusività e specifiche abitudini alimentari possono mettere alla prova anche il pescatore più esperto. La svolta della mia avventura arriva con l'incontro con il pescatore anziano, un momento chiave che ricorda come, nella pesca come nella vita, l'apprendimento e il miglioramento sono un processo continuo. I suoi consigli, basati su anni di esperienza e osservazione, hanno offerto una nuova prospettiva su come approcciare la pesca dei temoli, dimostrando che talvolta sono i dettagli più minuti a fare la differenza tra un insuccesso e un trionfo.
La mia storia è anche un promemoria dell'importanza di osservare e adattarsi all'ambiente circostante. L'analisi degli insetti presenti, la scelta dell'esca artificiale più adeguata, e la conoscenza dei periodi di attività dei temoli sono tutti elementi che, come ho ben sottolineato, possono influenzare significativamente l'esito di una giornata di pesca. La mia esperienza finale, con la cattura di numerosi temoli seguendo i consigli ricevuti, è la testimonianza perfetta di come l'umiltà, la perseveranza e l'apertura all'apprendimento possano condurre a risultati sorprendenti. Questa storia è un ispirazione non solo per i pescatori, ma per chiunque si avvicini a una sfida con determinazione e la volontà di imparare da ogni situazione.
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